LE "RADIOSE GIORNATE" DELLA
PRIMAVERA DEL '45
LE "RADIOSE" GIORNATE NELL’OSSOLA I militi della R.S.I.
assassinati nella regione dell’Ossola e Verbano dopo il 25 aprile 1945
Raphael Rues
Con le trattative condotte da Karl Wolff nell’aprile
1945, cioè la resa dell'Armata tedesca in Italia, le varie formazioni
partigiane, coadiuvate dall'avanzata alleata nel Nord Italia, hanno facile
gioco nell'impadronirsi degli ultimi capisaldi tedeschi-RSI.
Nelle settimane successive alla fine del conflitto
i partigiani approfittano della situazione. Con diverse centinaia di migliaia
di soldati della R.S.I e civili disarmati o, il più delle volte,
già detenuti non è difficile per l'ala più estrema
del movimento di liberazione italiano approfittare del momento, andando
alla ricerca sistematica di personaggi, di maggiore o minore importanza,
che in qualche modo si erano mostrati allineati con la R.S.I. La sanzione
per tale appartenenza è una sola: la pena di morte. A questo si
aggiungono in seguito anche altre motivazioni, soprattutto le ingiustizie
patite, o l'invidia, il crumiraggio, le vendette personali.
E’ un capitolo relativamente poco conosciuto della
storia italiana, e non può essere isolato né giudicato separatamente
da quanto avviene durante il periodo della guerra civile (1943-1945), essendo
buona parte delle sentenze sommarie del dopo 25 aprile 1945 ancora legate
a quanto avvenuto in precedenza. Questo fenomeno di 'regolamento di conti'
non è circoscritto a poche regioni, ma si ha un po' dappertutto
in Italia settentrionale.
I mesi, ma in particolare le settimane dopo la fine
del conflitto sono tetri, e portano alla morte diverse migliaia di persone.
Il censimento appare particolarmente difficile per via di palesi strumentalizzazioni
politiche, ciononostante vi sono per certe regioni calcoli abbastanza affidabili,
in particolare per la città di Torino in cui si contano fra il periodo
maggio 1945 - maggio 1946 circa duemila decessi per tali motivi. Si tratta
per lo più di azioni condotte in modo arbitrario, non lasciando
possibilità di difesa alla persona incriminata. Addirittura la totalità
delle sentenze, nell'assenza di un'organizzazione legale de facto nel paese,
sono emesse da 'tribunali del popolo', che lasciano poca se non alcuna
possibilità di difesa all'imputato, specialmente se lo stesso ha
militato nella R.S.I., magari in unità come la Brigata Nera, le
SS-Italiane o la Guardia Nazionale Repubblicana.
Per risalire alla dinamica dei fatti nella regione
è importante dapprima ripercorrere la struttura sociale della stessa.
La caratteristica principale di questa durante l'amministrazione fascista,
è di contare su due gruppi nella popolazione, con due composizioni
sociali ben distinte. Nelle valli principali come la val d'Ossola e in
prossimità dei centri (Villadossola, Domodossola, Verbania - Intra
sul Verbano) vi sono rilevanti vie di comunicazione, ferrovia e strade,
le quali permettono la presenza di industrie importanti per l'economia
del luogo. Le valli limitrofe come la Formazza, la val Vigezzo, la valle
Anzasca e più in piccolo la val Cannobina, sono prevalentemente
contadine, dedite all'agricoltura di montagna, e beneficiano di un tenore
di vita assai modesto rispetto alla parte più industriale. La divisione
della regione in questi due realtà economiche, fa sì che
al momento dell'avvento della R.S.I., con una situazione economica a causa
dell'andamento bellico sempre più precaria per la popolazione, sia
soprattutto la regione industriale, quella dei principali centri, a sviluppare
un movimento di opposizione al governo della RSI (1). Non sono pochi gli
operai antifascisti che nell'autunno del 1943 non si limitano solo a passare
informazioni, bensì anche munizioni e viveri alle formazioni partigiane.
Questo fenomeno di contrapposizione al governo della
R.S.I. non è dovuto solo alla presenza di industrie, la cui manodopera
ha o sta per sviluppare un particolare indirizzo politico, bensì
anche alla posizione geografica che l'Ossola e Verbano occupano, così
a contatto con la Svizzera e con il socialismo del Canton Ticino (2). E’
indubbio che quest'aspetto geografico, ma anche di legame storico con il
Ticino, ha incrementato e approfondito i legami con i ticinesi, e in special
modo con la popolazione locarnese (3). Praticamente il Ticino rappresenta
per la maggior parte dell'antifascismo nella regione un "salvagente",
da impiegare quando le condizioni politiche e belliche diventano precarie,
e addirittura minacciano direttamente la vita, vedi per esempio la riconquista
tedesca R.S.I. della cosiddetta “Repubblica Partigiana dell'Ossola” nell'ottobre
1944 e il conseguente espatrio di diverse migliaia di civili, partigiani
e politici ossolani nel vicino locarnese (4).
Per inquadrare i caduti del dopo fine aprile 1945
non ci si può limitare però alla sola situazione sociale
della regione, ma bisogna prendere in analisi anche gli avvenimenti che
portano a un tale fenomeno. Buona parte del territorio, in particolare
la regione montana, grosso modo quella ossolana, ha comunque alla fine
dell'aprile 1945 già vissuto una sua "insurrezione". "Insurrezione"
avvenuta il 10 settembre 1944 quando con una manovra convergente iniziata
nelle valli più remote, formazioni partigiane costringono uno alla
volta i vari capisaldi tedeschi-R.S.I. a ripiegare sul capoluogo, Domodossola,
lasciando sguarnita una consistente parte del territorio, subito occupato
dalle formazioni partigiane.
Questa nuova situazione porta a un accordo, più
che a una resa, per cui le forze tedesche-R.S.I. si ritirano il 10 settembre,
armi individuali alla mano, da Domodossola, permettendo di riflesso alle
formazioni partigiane di assumere il controllo della regione e proclamare
la “Repubblica partigiana”. Alcune donne vengono rasate a Villadossola
mentre la giunta partigiana si preoccupa di prendere in consegna trecento
persone legate alla R.S.I. rinchiuse dapprima nelle carceri di Domodossola
e poi spostate nella colonia estiva di Druogno. I trecento, che per la
verità sono pesci piccoli dato che i principali esponenti fascisti
hanno lasciato la regione al momento del ritiro della truppa il 10 settembre,
beneficiano - cosa non comune per la drammaticità dei fatti - di
un trattamento molto civile da parte dei partigiani. Tale trattamento è
dovuto essenzialmente al fatto, che chi controlla materialmente la 'Repubblica'
è la corrente moderata delle forze partigiane. Pare molto probabile
che un'influenza maggiore di formazioni garibaldine, di estrazione politica
comunista, nel governo della 'Repubblica', avrebbe portato ad altri risultati,
specie per quanto riguarda il destino di questi trecento prigionieri "fascisti".
La 'Repubblica' ha comunque vita breve dato che
le formazioni tedesche-R.S.I. ritiratesi nella parte meridionale della
regione, tra Gravellona e Intra, si riorganizzano e dopo trenta giorni,
il 10 ottobre 1944, iniziano un'offensiva. Operazione bellica con due diversi
fronti che impegna una ventina di unità: battaglioni della SS-Polizei
tedesca, effettivi delle SS-Itallane, GNR, parà del "Folgore"
e marò della Decima Mas. La riconquista del territorio partigiano
termina virtualmente il 22 ottobre quando gli ultimi esponenti della giunta
espatriano in Svizzera attraverso il passo San Giacomo. Da questo momento
fino alla fine aprile 1945 la situazione bellica è invece contraddistinta
da un graduale disimpegno militare dei tedeschi-R.S.I. nella regione. Se
non vi è riduzione sostanziale degli effettivi a presidio nelle
valli, vi è però tutta una serie di trattative e accordi
taciti e non, che portano a una cospicua riduzione degli atti bellici.
Vi sono comunque eccezioni, e soprattutto le unità della Milizia
confinaria, nella val Vigezzo e val Cannobina, continuano i loro rastrellamenti
contro le forze partigiane fino a metà aprile 1945, intercettando
sia partigiani che contrabbandieri.
Ben differente è invece la situazione nella
parte più prospera della regione, quella prossima alle principali
arterie di comunicazione e ai centri industriali del Verbano, in cui si
assiste a un'attività partigiana molto intensa contro obiettivi
delle R.S.I. Tale attività non causa solamente danni alle forze
della R.S.I. ma crea anche le premesse per reazioni delle forze repubblicane.
E però necessario evidenziare come spesso gli attacchi partigiani
siano condotti contro militi ed unità isolate, che esasperano di
molto le reazioni delle truppe della R.S.I.
Nella parte bassa dell'Ossola si assiste inoltre
dall'inverno 1944/1945 anche al graduale spiegamento di unità di
Brigata Nera provenienti da altre province della R.S.I., specie da Ravenna
e Bologna, città perse con l'avanzata alleata. Quest'arrivo si ha
dopo la rioccupazione dell’ Ossola e porta nella regione elementi estranei
ad essa e alle sue tradizioni (5).
A partire dalla fine di aprile 1945 si assiste nella
regione a due aspetti ben definiti per quanto concerne le uccisioni di
appartenenti alla R.S.I., sia militari che civili. La parte interna della
regione, già sotto controllo della “repubblica partigiana” nel settembre-ottobre
del1944, pare meno incline al regolamento di conti e uccisioni arbitrarie.
Vuoi perché dopo la riconquista del territorio da parte delle forze
tedesche-R.S.I. la pressione contro le forze partigiane si era allentata
di molto. Vuoi perché la maggior parte degli effettivi della R.S.I.
e tedeschi erano riusciti a lasciare indenne la parte settentrionale della
valle, formando infine il 25 aprile 1945 a Baveno quella che viene conosciuta
come colonna Stamm: una colonna autoblindata che raggruppa secondo recenti
ricerche non più di settecento militi e finisce per consegnarsi
agli americani a Novara il 2 maggio 1945.
Ciononostante nella parte settentrionale avvengono
anche alcune rappresaglie. A Santa Maria Maggiore, presso l’albergo Osciella,
già comando tedesco, R.S.I. e partigiano, i partigiani provvedono
a rapare a zero diciassette donne presunte fasciste della valle. Per la
festa del lavoro e la fine della guerra l’Ossola si mantiene calma, anche
percé il 1° maggiol’intera zona è colpita da una bufera
di neve, quaranta centimetri, che contribuisce in un certo modo a raffreddare
gli spiriti dei partigiani, non permettendo alcuna manifestazione. Pare
invece che a Domodossola il 9 maggio ci siano almeno 78 fascisti in prigione.
Non è dato sapere di preciso, ma probabilmente elementi della Brigata
Nera Mobile "Achille Corrao", Brigata Nera "Cristina"
e molti civili fra i quali bambini, parenti e donne di questi militi (6).La
maggior parte verranno rilasciati o trasferiti a tribunali competenti:
Novara o Torino. Tanto è vero che almeno una trentina di persone
implicate con la R.S.I. nell’Ossola verranno giudicate dal solo tribunale
civile di Torino.
Differente è invece l’evoluzione dei fatti
nella parte bassa della regione, cioè quella in prossimità
del Lago Maggiore, zona non controllata completamente dalla “repubblica
partigiana” e per riflesso sotto il controllo delle formazioni fasciste
per tutto il periodo 1943-1945. Fatto importante è che in questa
parte un certo numero di militi della R.S.I. non riesce ad aggregarsi alla
colonna Stamm del 25 aprile 1945. Alcuni riescono a passare slla sponda
lombarda del lago, mentre altri sono nel frattempo catturati dalle forze
partigiane. Tanto è vero che una buona parte di queste Brigate Nere,
soprattutto la "Cristina", riesce all'ultimo a togliersi dalla
delicata situazione, passando il 24 aprile sul versante lombardo del lago.
Una parte della Brigata riappare nelle ultime fasi del conflitto a Novara
mentre un buon numero di squadristi riesce a fare perdere le proprie tracce
(7). In questa zona sono dislocate soprattutto formazioni di Brigata Nera,
in particolare la "Augusto Cristina" di Novara, negli abitati
di Verbania e Arona (8). La Brigata Nera "Achille Corrao - Battaglione
Ettore Muti" del Faentino opera invece soprattutto nella val d'Ossola
e valli limitrofe (9). Una terza Brigata Nera, meno numerosa delle precedenti,
la "Dante Gervasini" di Varese, svolgeva soprattutto funzioni
di appoggio (10). La reazione partigiana alla presenza fascista si scatena
a "liberazione" avvenuta specie negli abitati di Verbania-Intra
e Gravellona Toce. Sembra comunque che almeno a Verbania non si inizino
subito le vendette, se tali si possono chiamare, ma si aspetti il mese
di maggio, probabilmente perché gli aderenti alla R.S.I. sono riusciti
a nascondersi nella zona oppure sono più semplicemente detenuti
dalle forze partigiane in attesa di giudizio. Sembra molto plausibile che
diversi militi della Brigata Nera poi uccisi nei paraggi di Intra nelle
settimane successive siano prelevati da un provvisorio campo di concentramento
partigiano a Busto Arsizio. Bisogna notare che nelle settimane successive
vi è una totale mancanza di "legalità", e soprattutto
vi è difficoltà sia per gli alleati che per i nuovi prefetti
ad avere sotto controllo la situazione delle province, mentre i partigiani
mantengono ancora pieno possesso delle proprie armi. La prima esecuzione
sommaria di un gruppo di militi appartenuti alla R.S.I. si ha il 9 maggio
presso il cimitero di Verbania alle 17.30, dove vengono ritrovati tre cadaveri
(v. Tabella n. 1) (11).
Tabella n. 1
COGNOME E NOME ETA DECESSO LUOGO
ARCHIVIO
Cardano Gianfranco
19 09.05.45 Verbania MIZ
Seschieifer Alfredo
32 09.05.45 Verbania MISF
Soldati Orfeo
45 19.05.45 Verbania MIFZ
L’età del Soldati lascia presumere che lo
stesso possa aver appartenuto alla Brigata Nera. E' inoltre importante
notare come il condizionale sia d'obbligo, dato che i nominativi nel registro
di stato civile non portano quasi mai particolari sul passato politico
o militare dei deceduti [Nota di redazione di italia-rsi: ed effettivamente
la famiglia di Orfeo Soldati ci ha fatto sapere che Orfeo Soldati non ha
mai fatto parte della "Brigata Nera", cui si fa accenno nell'articolo,
seppure questi fosse un seguace del movimento fascista]. Lo stesso giorno
si registra a Pieve Vergonte, nella val d'Ossola, una consistente eliminazione
di militi della RSI (v. Tabella n. 2).
Tabella n. 2
COGNOME E NOME ETA DECESSO LUOGO
ARCHIVIO
Canapa Francesco
09.05.45 Pieve Vergonte R
Conti Angelo
09.05.45 Pieve Vergonte Va
De Meo Giuseppe
09.05.45 Pieve Vergonte Va
Di Giovanni Carlo
49 09.05 ' 45 Pieve Vergonte Va
Francia Pietro
09.05.45 Pieve Vergonte Va
Micale Salvatore
09.05.45 Pieve Vergonte Va
Tali militi appartengono alla Brigata Nera Ministeriale,
unità portata nella val d'Ossola dopo la rioccupazione del territorio
della Repubblica Partigiana nell'ottobre 1944. Tale Brigata Nera, alla
quale apparteneva anche Giorgio Almirante, si limitò essenzialmente
a semplici mansioni di presidio, senza partecipare come altre unità
di Brigata Nera ad attività di polizia.
Non sembra, inoltre, che tutti i decessi avvenuti
nei rispettivi comuni vengano registrati. E’ l'esempio delle uccisioni
avvenute a Cambiasca il 10 maggio 1945 (v. Tabella n. 3).
Tabella n. 3
COGNOME E NOME ETA DECESSO LUOGO
ARCHIVIO
Buzzi Luciano
10.05.45 Cambiasca V
Colombo Arturo
10.05.45 Cambiasca V
Montagono Giovanni
10.05.45 Cambiasca V
Montanari Pietro
10.05.45 Cambiasca V
Revelli Lorenzo
10.05.45 Cambiasca V
Scavini Vittorio (figlio)
10.05.45 Cambiasca F
Scavini (padre)
10.05.45 Cambiasca F
Pozzi Emilio
10.05.45 Cambiasca RF
Pozzi "Nino" Giovanni
10.05.45 Cambiasca RNF
Di tutti questi nominativi, pur non essendo registrato
il decesso presso gli atti del Comune, si può risalire almeno all'unità
di appartenenza dei due Pozzi, Emilio e il fratello Giovanni, entrambi
della VI Brigata Nera "Augusto Cristina". Giovanni Pozzi sostituì
Nello Carducci, quale ultimo comandante di tale Brigata Nera. Il giorno
seguente altre quattro persone appartenute alla Brigata Nera, una delle
quali certo Aldo Grisoni, vengono trovate uccise nei pressi del cimitero
di Intra (v. Tabella n. 4).
Tabella n. 4
COGNOME E NOME ETA DECESSO LUOGO
ARCHIVIO
Rota Cesare Giulio
19 11.05.45 presso cimitero
Intra Buffa ...
11.05.45 Verbania
I
Rota Giuseppe
19 11.05.45 Verbania
MISF
Grisoni Aldo
35 1.05.45 Verbania
MISF
Conterio Andrea
16 11.05.45 Verbania-intra
MISFZ
Tali persone, dato abbastanza insolito, sono tutte
originarie della regione, il Grisoni ad esempio abita a Pallanza.
Vi sono comunque in questo periodo poche uccisioni
isolate, dato che i decessi, a differenza del periodo seguente - che avremo
modo di analizzare più tardi -, avvengono in massa e per la maggior
parte in prossimità di cimiteri. Ciò dovrebbe significare
che le formazioni che compiono le fucilazioni sono in possesso a guerra
terminata di un'organizzazione logistica che permette loro di spostarsi
con persone prossime a essere fucilate.
Dall'11 maggio in poi si assiste per una settimana
a una diminuzione dei decessi: vengono uccisi per strada oppure in prossimità
di cimiteri Bellotti Alfredo il 13.05.45 a Baveno, Garanzini Giovanni Mario
il 15.05.45 a Gravellona e Ranzoni Daniele il 16.05.45 presso il cimitero
di Cambiasca. Solamente del Bellotti si è potuta accertare l'appartenenza
alla GNR 603 (Comando Provinciale di Novara). Fino al 15 maggio 1945 rimangono
prigionieri circa quaranta marò della Decima Mas, appartenenti al
Battaglione Complementi Castagnacci, comandati dal capitano Farina, e alla
compagnia Accademia Navale di Venezia al comando del T.V. Sauro Spadoni.
Queste due formazioni della Decima Mas si erano arrese alle forze partigiane
il 24 aprile 1945 a Pallanza. Ebbene, questo cospicuo gruppo, dopo esser
stato detenuto a Trobaso presso la locale scuola elementare, viene trasferito
all'inizio di maggio alla caserma Alpini di Intra, dove rimane fino al
15 maggio, data in cui un contingente americano, venuto a conoscenza della
sorte dell'unità, la prende in consegna, trasferendo gli effettivi
al campo di concentramento per prigionieri di guerra della R.S.I. di Coltano,
presso Pisa.
Il 19 maggio è la volta di otto militi della
Brigata Nera Mobile "Achille Corrao -Battaglione Ettore Muti"
di Ravenna, i quali vengono trovati morti nei pressi del cimitero di Unchio
(l3).
Non è chiara la causa che porta questo gruppo
dell’"Achille Corrao" a esser catturato dai partigiani, ma soprattutto
a esser fucilato nei pressi di Verbania, dato che la sfera d'influenza
della brigata non è Verbania, ma la val d'Ossola e valli limitrofe.
Un ulteriore aspetto interessante è come fra i deceduti appaia anche
il nome di un certo Vincenzo Ragazzini. Un altro Ragazzini, probabilmente
lo stesso, si ritrova nel diario operativo della "Corrao", trascritto
parzialmente da Ricciotti Lazzero nel suo lavoro sulle Brigate Nere. Ad
aumentare però la confusione vi è, inoltre, il fatto che
in questo gruppo sembrano esserci anche militi che non hanno niente a che
vedere con la Brigata Nera. E' il caso di Arrigo Minguzzi, William Genta,
Mario Zaghini e Franco Falzone, i quali sembrano tutti appartenere alla
GNR 603 (Comando Provinciale di Novara) (v. Tabella n. 5).
Tabella n. 5
COGNOME E NOME ETA DECESSO LUOGO
ARCHIVIO
Rubboli Carlo
21 19.05.45 Unchio
U
Maiatesta Aldo
46 19.05.45 Verbania-Unchio MUSZ
Sacchetto Maurizio
16 19.0545 Verbania-Unchio V
Zanotti Giuliano
22 19.05.45 Verbania-Unchio MUSZ
Minguzzi Arrigo
19.05.45 Verbanía-Unchio U
Genta William
19 19.05.45 Verbania-Unchio MRUZ
Zaghini Mario
16 19.05.45 Verbania-Unchio RUS
Casadei Elio
19 19.05.45 Verbania-Unchio MUS
Morandi Mario
47 19.05.45 Verbania-Unchio MUSZ
Falzone Franco
21 19.05.45 Verbania-Unchio MRUZ
De Sirio Michelangiolo
19 19.05.45 Verbania-Unchio U
Balzani Arnaido
19 19.05.45 Verbania-Unchi UMZ
Il 21 maggio si ha un'uccisione isolata, Guido Ferro
di 42 anni, domiciliato a Luino. L'età, ma soprattutto il luogo
di domicilio, sembrano indicare che il Ferro sia uno squadrista della XVI
Brigata Nera "Dante Gervasini" di Varese, comandata da Leopoldo
Gagliardi. Nella stessa giornata viene ucciso in località Ponte
San Giovanni certo Nicola Lazzaro di 25 anni, domiciliato a Milano, del
quale non si hanno però dettagli relativi al motivo del decesso.
Il luogo cruciale della maggior parte delle fucilazioni rimane però
ancora la zona a nord di Intra, verso la val Grande. Il 21 maggio, sul
ciglio della strada che porta a Santino vengono passate per le armi altre
sei persone (v. Tabella n. 6).
Tabella n. 6
COGNOME E NOME ETA DECESSO LUOGO
ARCHIVIO
Camerini Enzo Amieto 30
21.05.45 Verbania
MUNZ
Monfardini Elpidio
53 21.05.45 Verbania-Unchio MUZ
Seveso Luigi
47 21.05.45 Verbania-Unchio UNZ
Ferro Guido
40 21.05.45 Verbania-Unchio MUNZ
Corti Angelo
52 21.05.45 Verbania-Unchio UZ
Belienghi Giulio
21.05.45 Verbania-Unchio U
La particolarità è che tale gruppo
di militi è originario al completo di Luino (Varese). Non vi sono
molti particolari sulle unità di appartenenza, se non che Giulio
Bellenghi è registrato come capitano della GNR. Per i nominativi
con età più avanzata sembra probabile l'appartenenza alla
XVI Brigata Nera "Dante Gervasini".
Il 27 maggio è registrato il decesso di due
militi isolati: Giulio Marta a Domodossola, che dovrebbe essere, secondo
l'Associazione reduci della RSI, un caporale; e Francesco Rovellini di
56 anni, probabilmente per morte violenta, lo stesso giorno sulla sponda
destra del Toce nei pressi di Fondotoce. Dal decesso del Rovellini vi è
poi una pausa nei decessi sospettati di appartenere in qualche modo alla
R.S.I., che riprendono il 26 giugno e coinvolgono soprattutto persone del
luogo. E’ interessante notare come diversi avvengano sull'uscio, in piena
strada, oppure nei pressi dei cimiteri. E’ un periodo molto difficile e
violento per chi ha combattuto nella R.S.I., questo dell'immediato dopoguerra:
un tipico esempio ne è quanto succede a un marò della Decima
che, sposatosi la mattina a Verbania, secondo una testimonianza viene riconosciuto
all'imbarcadero di Verbania nel pomeriggio mentre è in procinto
di prendere il traghetto per iniziare il viaggio di nozze, e immediatamente
linciato sul posto.
A Gravellona Toce, roccaforte del Battaglione GNR
Venezia Giulia, invece sembra che dopo la fine delle ostilità siano
state uccise tre persone. Due appartenevano alle BB.NN., molto probabilmente
alla Brigata "Cristina". Non si conosce comunque l'identità
di questi due militi. Il terzo milite originario di Gravellona ritorna
in paese a maggio indossando ancora la divisa della R.S.I.: scorto, viene
immediatamente catturato e messo al muro. Altri militi delle R.S.I. attivi
nella regione trovano invece la morte dopo il 25 aprile 1945 in altre regioni
d'Italia. Uno dei più illustri è probabilmente il capitano
Renato Vanna. A Domodossola già nell'ottobre 1943, al comando del
III Battaglione della G.N.R. Confinaria - I Legione di Frontiera Monviso,
attivo in particolar modo in tutti i rastrellamenti della primavera-estate
1944, partecipa con la sua truppa all'azione che porterà il 13 febbraio
1944, alla morte del comandante partigiano Filippo Beltrami unitamente
ad Antonio Di Dio, fratello di Alfredo Di Dio, comandante della formazione
Valdossola e sua volta ucciso a Finero in Val Cannobina il 12 ottobre 1944
durante i combattimenti per la rioccupazione della 'Repubblica'. Renato
Vanna, dopo aver lasciato l'Ossola nell'estate 1944, viene nominato maggiore
e incorporato nella V Legione di Frontiera "Montebianco": troverà
la morte il 20 maggio 1945, fucilato nei pressi di Sondrio (Valtellina)
insieme a una decina di militi e civili della R.S.I.
Cimitero
di Pallanza: il sarcofago fatto
costruire dal T.V. Ettore Falangola su bozzetto del marò
Tropea (Foto Falangola - Mega)
NOTE
1) U. Chiramonte, Economia e Società in provincia di Novara
durante il fascismo 1919-1943, Milano, Angeli, 1987, pag. 17. Il Chiramonte
fornisce tra l'altro nel suo lavoro un'eccellente presentazione, concentrata
soprattutto sugli anni '30, dell'economia e della società della
provincia,
2) Non ci sono verosimilmente molti contatti con il Canton Vallese
data la complessità del dialetto svizzero-tedesco, con il Ticino
invece i contatti avvengono senza problemi, anche perché il dialetto
parlato della regione ossolana è molto simile se non uguale a quello
ticinese.
3) Il termine più esatto per “Repubblica Partigiana dell'Ossola”
sarebbe comunque Giunta Provvisoria di Governo (GPG). GPG definisce la
giunta politica e amministrativa che ha rappresentato e ideato la “Repubblica
Partigiana dell'Ossola”. I politici entrati in Ossola dal Canton Ticino
nel settembre 1944 per formare la 'Repubblica' sono il prof. Ettore Tibaldi,
presidente della GPG; don Gaudenzio Cabalà, commissario nella 'Repubblica',
per l'istruzione, il culto e la beneficenza; Severino Cristofoli commissario
responsabile per tutto il territorio nel provvedere alla restaurazione
delle amministrazioni comunali; Luigi Padoin, responsabile dei servizi
contabili, entrato comunque molto tardi, il 30.9.44, e rientrato in Ticino
per la seconda volta il 22.10.44 dal Passo di S. Giacomo; Umberto Terracini
entrato in Ossola il 15.9.44, segretario generale della 'Repubblica'.
4) Un'enciclopedia basterebbe appena per descrivere il contributo dei
cittadini ticinesi alla “causa ossolana". Praticamente ogni comune
ha più persone impegnate nell'aiutare i partigiani. Alcuni esempi
di collaborazione militare: Giacomo Domingo Candolfi (1906-1997) in una
testimonianza raccolta nel 1995 riporta come in un periodo non meglio identificato,
ma che sembra corrispondere con il periodo della GPG, avrebbe caricato
a Camedo (Ticino) su vagoni di paglia anche armi e prodotti commestibili
diretti a Domodossola e transitati via la val Vigezzo. Altri invece assumono
una parte ancor più attiva. Certo Giacomo Thommen di Ascona responsabile
del servizio informazioni per il comando zona partigiano della Cannobina.
Altro aiuto dato dalla popolazione svizzera, in particolare ticinese, fu
quello ai bambini ossolani spediti in Svizzera nelle fasi della rioccupazione
tedesca-RSI ed alloggiati presso le famiglie ticinesi.
5) Oltre alle tre Brigate Nere sopra citate sono dislocate nella zona
la Brigata Nera Ministeriale "Meattini" e la Brigata Nera "Stefano
Rizzardi". La "Meattini" ha il mesto compito, durante il
soggiorno, di ritrovare e riesumare cadaveri di militi fascisti caduti
prima e durante i fatti della repubblica partigiana avvenuti nel settembre
1944. Uno degli ufficiali più conosciuti della Brigata Nera Ministeriale
è Giorgio Almirante, di presidio in quel periodo in val d'Ossola
e Verbano, fondatore nel dopoguerra del Movimento Sociale Italiano (MSI).
6) AA.VV., Dall'economia di guerra all'avvio della ricostruzione, Camera
di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura, p. 100, Novara 1985,
documento intitolato: "Attività del Prefetto nel mese di aprile-maggio
1945".
7) Ivi, p. 109, Allegato n. 2, "Verbale della seduta di Domodossola
- 9 Maggio 1945".
8) Tale unità fino al 29 agosto 1944 è comandata da Giuseppe
Dongo, già primo segretario provinciale del Partito Fascista Repubblicano
nella provincia di Novara. Giuseppe Dongo è in seguito allontanato
dal maggiore generale tedesco Ebeling, comandante la Militarkommandantur
1021 di Novara, e a seguito del suo allontanamento Nello Carducci lo sostituisce
sino al 6 aprile 1945. L'autore è particolarmente grato a chiunque
sia in grado di fornire particolari sul destino di Giuseppe Dongo dopo
il conflitto.
9) Prende il nome da Achille Corrao, colonnello della GNR e dirigente
del servizio protezione ferrovie nell'estate del 1944 in Ossola. Il Corrao
viene nominato il 22 marzo 1944 a Novara, dal Prefetto Tuninetti, ufficiale
di collegamento per la prefettura/comandi e protezione ferroviaria. Corrao
viene ucciso durante le operazioni di riconquista dell'Ossola l'l1.10.1944
assieme ad altri elementi di una non meglio identificata unità della
G.N.R. in un'imboscata sulla litoranea Feriolo-Baveno. La Brigata Nera
Mobile "Achille Corrao" è di stanza a Pieve di Vergonte
e in altre località del val d'Ossola a partire dal 25 febbraio 1945.
Quest'unità della Brigata Nera si limita quasi esclusivamente a
operazioni di polizia e posto di blocco. Sembra essere composta di non
più di 60 militi, tutti appartenenti alla stessa Brigata Nera e
incorporati nel battaglione chiamato "Ettore Muti - Ravenna".
10) La Brigata Nera "Dante Gervasini" è formata con
elementi della provincia di Varese; non è una formazione che si
delinea molto nella regione, ricoprendo quasi sempre semplici compiti di
presidio e non partecipando a operazioni militari.
11) Gli archivi usati per questo lavoro sono: M: elenco Polizia Mortuaria
di Verbania; R: elenco caduti Senatore Pisanò - Storia delle Forze
Annate della R.S.L; N: elenco della UNCRSI; U: elenco cimiteriale di Unchio;
I: elenco cimiteriale di Intra; S: elenco cimiteriale Intra campo militare;
Z: stato civile Verbania; Q: elenco di un Privato; V: elenco MSI Verbania;
F: associazione Famiglie-Dispersi; Va: Dr. Livio Valentini, Milano. I nominativi
sono stati poi confrontati con il materiale raccolto dal dr. Valentini,
impegnato in una simile ricerca estesa a tutto il Nord Italia. Al fine
di questa pubblicazione si è dimostrato anche utile consultare il
lavoro di Giorgio Pisanò "Gli ultimi in grigioverde" 1996,
CDL Edizioni, Casteggio (Pavia). L'unico problema nel lavoro di Pisanò
è la totale assenza di una menzione per le fonti usate nello stilare
gli elenchi dei caduti. Un particolare ringraziamento va inoltre al dr.
Giorgio Tigano di Verbania per avermi permesso la consultazione della ricerca
da lui svolta a suo tempo. Infine vi è da sottolineare che questo
lavoro comprende essenzialmente per ragioni di spazio solo i nominativi
di persone uccise in gruppo, tanto è vero che allo stato attuale,
gennaio 1998, il numero complessivo accertato di persone legate in un qualche
modo alla RSI perite in questa regione dopo il 25 aprile 1945 è
di 93 decessi.
12) TAA Leopoldo Giusti, 17 luglio 1996, Marina di Pisa. Il Giusti
è nel periodo a Intra, allievo ufficiale della Compagnia Accademia
Navale di Venezia giunta sul Lago Maggiore nel settembre 1944.
13) I documenti e le testimonianze partigiane della zona riportano
sovente della presenza della Brigata Nera "Ettore Muti" nell'inverno-primavera
1945: è molto più probabile, invece, che sia la descritta
"Achille Corrao". Nondimeno vi sono unità della vera e
propria Legione Autonoma "Ettore Muti" di Milano che operano
nella zona a più riprese, a guardia del tracciato ferroviario nel
giugno 1944 in val d'Ossola; oppure, il 26 agosto 1944 a Cannobio, nell'ambito
della rappresaglia tedesca all'uccisione di tre militi della Zollgrenzschutz.
14) Numerose ricerche non hanno potuto confermare tale testimonianza.
STORIA DEL XX SECOLO N °32. Gennaio 1998 (Indirizzo
e telefono: vedi PERIODICI)